domenica 21 dicembre 2008

I PASTORI SUL PRESEPIO




I PASTORI NEL PRESEPIO NAPOLETANO

IL BORGHESE
Veste una zimarra (tipo cappotto), con bottoncini d’argento, porta calze di lana doppia su un pantalone al ginocchio di buona fattura, sopra il gilè che, ostenta grossi bottoni di seta con sotto una camicia di panno grosso, ha una fascia in seta gli cince la vita, sul viso, dalle linee arrotondante si legge il raggiunto benessere come dal sorriso appena accennato. Ha tra le mani un bastone con il manico d’osso.

IL GUERCIO
Evidenzia la crudeltà della natura, è un pastore non di secondo piano nel presepio, perché
rappresenta il mondo degli umili: i pezzenti, i deformi, i menomati di un braccio o di una gamba.

IL CONTADINO
Immancabile e questa figura sul presepio, Veste gli abiti della festa, pantaloni a tre quarti, calze di ruvida lana, giacca multicolore camicia di panno duro con sopra un gilè e una fascia colorata in vita, ed è rappresentato con una pariglia di polli tra le mani.

venerdì 19 dicembre 2008

I PASTORI NEL PRESEPIO NAPOLETANO




Facendo seguito al blog BUON NATALE E FELIE 2009, ecco che tratto d’alcune figure che popolano il nostro presepio:

IL PESCATORE
Questo pastore è sempre presente sulla scena del presepio, il suo colorito è molto abbronzato, perché “cotto” dal sole, ha una camicia a sbuffo, un pantalone ripiegato sotto le ginocchia, ha in mano una bilancia per pesare il pescato che tiene in due "spaselle".
Il pescatore non va confuso con il pescivendolo il quale espone la sua merce su di un banchetto.

LA TAVERNA
È la raffigurazione di costume del ‘700, spesso è posta in una caverna o come un’osteria all’aperto occupando il piano terra di un rustico a due piani. Sotto la pennata (tenda) dalle cui asse di legno, pendono esposti tutti i cibi che poi il taverniere cucinerà per gli avventori. Sotto la tenda troviamo i tavoli imbanditi con gli animali da cortile che razzolano intorno quindi, la tipica “pusteggia” (musici e cantanti), che allieta gli avventori, sotto l’uscio la tavernara che serve a tavola mentre nella sala s’intravede, molto affaccendato il taverniere.

IL TAVERNIERE
Rubiconda figura dall’espressione bonaria di chi conosce la prelibatezza dei suoi cibi e sa anche come prendere per la gola. Veste indumenti di seta e sfoggia bottoni d’argento ma due dettagli definiscono il suo ruolo; lo sfoggiare un panno bianco alla vita (grembiule) e un fazzolettone annodato intorno al collo.

giovedì 18 dicembre 2008

BUON NATALE E FELICE 2009




Caro Tiro e Tore, ti fo sapere che:
tra le tante proteste inserite in questo blog, ho deciso di allentare un poco la pressione per raccontare ai lettori alcune storie sul natale.
Colgo l’occasione per augurare a tutti i lettori del nostro giornale: “L’INESISTENTE” un sereno NATALE e un FLICE ANNO NUOVO.

QUANDO FU DECISO E DA CHI LA DATA DEL 25 DICEMBRE DEL NATALE CRISTIANO?
A decidere sull’attuale commemorazione del Natale fu nel 336 sotto il pontificato di Giulio, prima avveniva il 25 aprile poi il 24 giugno, ed ancora il 6 gennaio.

DECORAZIONI DI NATALE
Tanti anni fa nelle case dei napoletani era uso decorare una parte dell’appartamento con foglie d’alloro e d’ulivo noci, nocciole e maccheroni infilati in uno spago.
Quest’usanza è del tutto scomparsa.

IL VISCHIO
Altra usanza che sta scomparendo regalare a Natale un cespo di vischio una pianta parassita sempreverde.

Per ora mi fermo qui, in seguito parlerò dei “pastori” i personaggi di creta che popolano il presepe che in napoletano si dice: presèbbio.

venerdì 28 novembre 2008

IL TEATRINO DELLA SESTA MUNICIPALITÀ

Il giorno 28 novembre 2008, si è riunito il Consiglio della VI Municipalità per decidere cosa fare, durante il periodo natalizio di 43.000 euro, più otto per beni di consumo, messi a disposizione dal Comune di Napoli.. Premetto che già nel merito si era svolto un altro Consiglio, che non era approdato a nulla, perché c’erano due proposte quella della Giunta consiliare, dopo aver recepito gli indirizzi delle Commissione Cultura e quella autonoma fatta dalla stessa Commissione Cultura. In questo, finalmente, si doveva decidere se approvare la proposta presentata dalla Giunta consiliare o quella presentata dalla Commissione Cultura.
Dopo la prima esposizione fatta dalla presidente Cozzino c’è stata quella del presidente della Commissione Cultura e qui è iniziato il teatrino.
Raffaele Esposito presidente della Commissione Cultura nel terminare, ha affermando che si sarebbe dimesso, un chiaro monito a chi era contrario alla proposta della Commissione Cultura che era in opposizione a quella della Giunta.
Ero presente a questa riunione, ed io come gli altri, sono rimasti allibito di fronte alla proposta, fatta dalla Commissione Cultura perché in essa era inserita, nell’ambito delle manifestazioni natalizie, una mostra sugli insetti rivolta soprattutto agli studenti (queste forme culturali, a mio parere, vanno fatte in un altro contesto e non durante le festività scolastiche quando gli insegnanti non possono organizzarsi e portare le scolaresche a visitare una tale mostra).
Poi c’è stata la”sceneggiata” messa in atto dal Consigliere Rosario Russo il quale, era stato presente quando sono state presentate le due proposte quindi, si era assentato durante il primo appello per le presenze che dovevano consentire la votazione nominale sulla proposta della Giunta. Al momento della seconda votazione, quella riguardante la proposta della Commissione Cultura, rivolto al segretario comunale ha detto: il consigliere Rosario Russo è rientrato, votando quindi a favore della proposta della Commissione Culturale.
Oltre ciò i cittadini presenti (pochi, meno male), hanno notato la “spaccatura” che c’è nella maggioranza, ma non solo questo, la lungaggine degli interventi e gli interventi di alcuni consiglieri per dire alla fine io ci sono!
Nella proposta della Giunta c’è il gemellaggio che si dovrà fare in onore del pittore-architetto Francesco Solimena tra la VI Municipalità e il Comune di Canale di Serino, dove dovrebbero partecipare storici locali, vale a dire della VI Municipalità, nel suo intervento il vice presidente della VI Municipalità Massimo Cilenti ha chiesto la partecipazione di storici a livello nazionale, ritenendo in questo modo gli storici locali non all’altezza, pertanto, mortificandoli nel lavoro di ricerca che da anni svolgono. Nerl suo interloquire non una volta ha pronunciato cacofonicamente l’esatto cognome del Solimena.
Ultima osservazione le due proposte non tenevano in nessun conto il lavoro che svolgono le associazioni della VI Municipalità, pertanto, non sarà elargito nessun contributo alle manifestazioni culturali che esse metteranno in essere, durante le festività natalizie sul territorio, pertanto sono risorse spendibili fuori dal territorio..

mercoledì 26 novembre 2008

GENT.MO AMICO

Sono il direttore del giornale "L’INESISTENTE", un mio redattore mi ha chiesto di rivolgermi a Lei), perché desidero che collabori con il nostro giornale; un periodico (ma non tanto), il quale non ha confini perché esce solo nel quartiere di Barra.
Ora mi rivolgo a Te (posso darti del Tu? Sì mi è consentito), perché sei uno addentro, addentrato e addentellato al quartiere quindi, credo che sai vita, morte e miracoli di questo territorio.
L’INESISTENTE vuole essere di sprone, con lo sperone per speronare i dieci consiglieri, espressi dai voti di questo quartiere e fargli comprendere, ficcandoglielo bene in testa, come oggi è trascurata e vive Barra.
Siamo GUELFI O GHIBBELLINI, SIAMO GUELFI O GHIBELLIBI, avrebbe detto il principe Antonio De Curtis in arte Totò? Perché contemporaneamente per San Giovanni a Teduccio e Ponticelli c’è riqualificazione urbana, sul nostro territorio ciò non avviene? Eppure, Barra è rappresentata da 10, dico dieci e lo ripeto D- I - E - C - I consiglieri, che invece di fare bèga (in italiano significa: negozio o cosa intricante e difficile da compiere o risolvere), farebbero meglio ad indirizzare la Municipalità verso un tangibile segno di rinnovamento urbano e culturale del quartiere e invece...
Non è così che il cittadino ha posto la sua fiducia quando ha mandato uno dei dieci consiglieri a rappresentarlo.
Per tutto questo Ti chiedo caro amico di voler collaborare al giornale "L?INESISTENTE" di cui mi onoro essere il direttore.
Nell’attesa d’unaTua positiva risposta, Ti saluto cordialmente.
A presto sentirti, A. Meneomònica.
Il cognome significa la facoltà di ricordare, Ti piace? Piacerà anche ai 10, dico dieci e lo ripeto D - I - E - C – I, consiglieri barresi!

AMMÈNNE! FOSS’ANGELO ’A VÓCCA TOJA

Caro Tiro e Tore, sono uno dei fratelli CAPONE (che siamo noi), quello aristocratico, essendo barone di Sesto Piano e mi chiamo Amilcare.Ti scrivo dopo la tua richiesta di collaborazione, da parte mia, alla testata da te egregiamente diretta e ti sono grato per la parte di giornale che mi hai messo a disposizione.Dopo il nostro colloquio telefonico, che ti ha trovato d’accordo sul titolo da dare alla rubrica, che si chiamerà: “AMMÈNNE! FOSS’ANGELO ’A VÓCCA TOJA” (Traduzione: “ AMEN FOSSERO L’ANNUNZIO DI UN ANGELO LE TUE PAROLE”, vale a dire, fosse vero quello che si vorrebbe vedere realizzato).
Pertanto, inizio da oggi la mia partecipazione al tuo giornale.

E LA LUCE NON FU




Cari Tiro e Tore, tifo sapere che, ecche qua! Subito dopo la nuova pavimentazione di quasi tutto il Corso Sirena, ho detto quasi perché il lato che va da Via Domenico Minichino a Piazzetta Serino non è stato pavimentato. Caro Tiro e Tore, ecche qua! Ora tu mi chiederai perché non è stato pavimentata? Caro Tiro e Tore, ecche qua! Ti rispondo dicendo: non lo saccio! Dicevo: dopo la pavimentazione, fu installata lungo Corso Sirena una nuova illuminazione. Se non vado errato quest’impianto da più di un anno fa solo bella mostra di se: Caro Tiro e Tore, ora se tu mi chiederai dove voglio andare a parare, ecche qua mi spiego, l’impianto al momento non è funzionante e sono del parere, che neanche a breve lo sarà. Oltre l’illuminazione che non parte, c’è un altro CERENFRÙSCOLO (che in italiano vuol dire: bagattella), e riguarda l’URP.:

URP O NON URP







Caro Tiro e Tore, tifo sapere che, ecche qua! Quest’altro CERENFRÙSCOLO, e il seguente;
Dal mese di maggio 2008, giacciono al piano terra del Centro Civico di Barra arredamenti nuovi di zecca composti di: scrivanie, sedie, armadi, computer, tastiere, mouse (in napoletano 'o sórece), ecc. ecc. Tutto ciò nell’attesa d’istallazione per creare il nuovo centro URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico), l’impiantistica e, pertanto, l’apertura doveva avvenire entro un mese, facciamo luglio va! Ma a tutt’oggi niente si muove o, in verità solo qualcosa è fatta, perché ogni tanto vengono dei tecnici per fare delle prove d’istallazione per i computer.
Caro Tiro e Tore, ora tu mi chiederai com’è possibile tutto questo ritardo? Ti rispondo che neanche i responsabili del settore mi hanno saputo dare una risposta e non sanno neanche la data di quanto questo nuovo ufficio andrà in funzione, però, ti posso assicurare, e questo è una buona notizia che il personale che dovrà far funzionare quest’ufficio, il corso di riqualificazione lo ha fatto.



Nelle tre foto, al centro l'ingresso con le stanze che ospiteranno, quando sarà, il nuovo URP.

CITTADINO FAI DA TE











Caro Tiro e Tore, tifo sapere che, ecche qua! Alla potatura degli alberi, che con i loro lunghi rami hanno invaso i marciapiedi, al posto dei giardinieri lo stanno facendo i cittadini. Ogni giorno, quando passo per Corso Bruno Buozzi o in Corso IV Novembre o in Via Marghieri, vedo due o tre alberi potati.
Fanno bene? Fanno male? Loro non sono giardinieri, pertanto, non esperti in materia, possono danneggiare le piante. Ma costatato che i cittadini non possono più camminare sui marciapiedi si sostituiscono ai giardinieri che da anni non fanno nulla per potare le piante.
Caro Tiro e Tore, dimenticavo che i negozianti sono anche ottimi spazzini, come si evince dalle foto.
Pertanto, visto che sono così solerti nello spazzare i marciapiedi, propongo perché non farli assumere dall’ASIA? Avremo così Barra più pulita.

mercoledì 19 novembre 2008

EUREKA!!! ERA ORA… FINALMENTE FABIO LUCIGNANO SI È DIMESSO




È con molto piacere che ho saputo delle dimissioni dell’assessore alla VI Municipalità, Fabio Lucignano assente da moltissimo tempo da quest’istituzione. Voglio sperare di aver contribuito con il mio Blog a fargli capire che non si può far parte di un consesso, che deve spronare e aiutare la cultura in questa parte del territorio, trascurato dalle istituzioni centrali e che con l’assenza di Lucignano è rimasto fermo per più di un anno, questo grazie anche ai Verdi che imposero Lucignano come l’assessorato alla cultura.
Voglio sperare che il prossimo designato a quest’assessorato, si fa il nome Gennaro Zuccoli, oltre ad essere sempre presente, svolga le sue funzioni impegnandosi seriamente nell’aiutare le associazioni che nel territorio fanno, con sacrificio, manifestazioni culturali e che in prima persona promuova cultura in questa Municipalità.
Caro Rino facciamoli fruttare gli emolumenti che toccano ad un assessore!


NELLE RIPRODUZIONI SOPRA LA NOTIZIA RIPORTATA DAL "GIORNALE DI NAPOLI" DI MARTEDI 18 NOVEMBRE 2008

lunedì 17 novembre 2008

SABATO, DOMENICA E LUNEDÌ






















Non è il film ma è realtà, realtà in cui vivono i cittadini della VI Municipalità grazie all'ASIA, perché dalle ore 11 di sabato alle otto di lunedì nella VI Municipalità non si spazza e, pertanto, le strade restano sporche.
In queste poche immagini, ecco come sono ridotte alcune principali arterie di San Giovanni a Teduccio (foto sopra, a sinistra Corso San Giovanni, a destra Piazza Ferrovia), Ponticelli (al centro a sinistra Viale Margherita, a destra Piazza De Iorio dove c'è l'ingresso del Centro Civico, Barra (sotto a sinistra Corso Bruno Buozzi e la fermata ANM di Piazza Egidio Velotti). nei giorni, come detto, di sabato, domenica e lunedì.

martedì 11 novembre 2008

VILLICO SI RICORDI CHE LEI NELLA VI MUNICIPALITÀ È UN OSPITE


Carissimo principe Antonio de Curtis in arte Totò, quanta filosofia ha messo, dallo schermo, a nostra disposizione, ed io mi permetto, con il suo consenso, di approfitto di questo suo dono per inviare l’ennesima lettera ai responsabili della VI Municipalità, ed inizio con:


A PRESCINDERE
Che il personaggio in questione e assessore alla cultura nella VI Municipalità, (LINO BANFI insegna, non facciamo nomi: Fabio Lucignano), accettò la carica che attualmente non esplica. Quando uno prende un impegno pubblico o lo mantiene o si dimette.

FUTILIZZATI
Nel film “Totò Imperatore di Capri”, Antonio de Curtis dice a Mario Castellano:
“Oggi per essere qualcuno ti devi futilizzare quindi, futilizzati!”.
Il nostro personaggio prima si è futilizzato e poi si è volatilizzato.

LA FILIGRANA…LA FILIGRANA
Però, gli emolumenti: circa 1.400 ( MILLEQUATTROCENTO) euro il mese li becca. MILLEQUATTROCENTO euro al mese, è la paga di un operaio che lavora otto ore al giorno.

È LA SOMMA CHE FA IL TOTALE
1.400 euro il mese per 12 fa 16.800 con questi euro, che prende, si potrebbe fare molta cultura nella Municipalità invece, sono le povere associazioni che con sacrifici finanziari fanno cultura.

CARDONE A VOI L’INTIMO NON VI RODE
Dal film “La banda degli onesti”.A lui l’intimo non rode perché nessuno gli ha intimato di andarsene.

OGNI LIMITE HA UNA PAZIENZA
Le associazioni sono stufe di non trovare nella VI Municipalità un valido interlocutore.

AMMESSO E NON CONCESSO… AMMESSO E NON CONCESSOI
Che lui voglia restare attaccato alla carica e alla poltrona e che nessuno, dalla Presidente ai Capogruppo, ai Consiglieri della IV Municipalità fa niente:
Caro principe, prendo ancora in prestito una tua famosa frase: “SIAMO UOMINI O CAPORALI”, e se ancora non lo ha capito, ecco allora un’altra delle tue massime:

MA MI FACCIA IL PIACERE… SE NE’ VADA!

I fratelli Capone
Scemi non sono!

mercoledì 5 novembre 2008


A BARRA QUALCOSA Si’ MUOVE


Il giorno 4 novembre 2008, è stata costituita l’associazione “Centro Commerciale Barra”, vale a dire che, oltre un centinaio di commercianti si sono riuniti, ed hanno realizzato quest’associazione, che ha preso l’impegno con una petizione popolare di sollecitare le autorità preposte, ad accorgersi del degrado in cui vive il quartiere della VI Municipalità; per primo l’atavica assenza dei vigili urbani (continuo nella mia protesta nel mettere le minuscole alla “V” e “U”. In tutte le ore del giorno motorini e auto, sfrecciano contro mane con grave rischio e pericolo per i cittadini, la stessa cosa avviene davanti alle scuole non presidiate dai vigili urbani, dove sono?… Dormono!
Chiedono un potenziamento delle forze dell’ordine. La ristrutturazione di Piazza Vincenzo De Franchis ridotta oggi ad una pista per auto e motorini oltre. Ad avere la fontana, ricettacolo d’immondizia e con gli alberi mai potati, che ha nascosto il Monumento ai Caduti della Grande Guerra.
Le disastrate condizioni della pavimentazione (di recente rifatta), lungo Corso Sirena. Le decine d’ambulanti senza licenza che invadono il territorio e che sta subendo anche, l’invasione cinese.
Nessuna manifestazione culturale o evento, per richiamare visitatori, è svolta dalle istituzioni sul territorio.
L’asia (vale come per i vigili) con la sua lentezza, lascia il quartiere sempre sporco, non ritira sistematicamente gli ingombranti, che incivili cittadini lasciano lungo le strade, la raccolta dei bidoncini di carta e cartoni, è svolta occasionalmente, il centro urbano ha un solo punto di raccolta per la differenziata e si trova in Via Mario Pagano, pertanto, sempre pieno. Dalle ore 12 del sabato alle 8 del lunedì nel quartiere non si spazza: perché? Nessuno risponde.
Da anni s’invoca la potatura degli alberi, ma nessuno lo fa eppure, i giardinieri comunali sono passati alla diretta dipendenza della Municipalità.
Molte strade e marciapiedi sono dissestate, cosa fa l’assessore della VI Municipalità preposto a ciò? Personalmente ho segnalato a tre consiglieri della Municipalità, che alcuni paletti, dissuasori, sui marciapiedi di Via Prospero Guidone sono stati divelti da un auto e che la strada sta cedendo in un punto dove sotto passo una tubazione del gas ebbene, sono passati più di venti giorni da questa segnalazione e niente è successo.
Tutto ciò può dirsi, per il cittadino che paga le tasse, vivibilità?
Allora ben venga questa associazione nel chiedere il rispetto delle regole cui responsabilmente ognuno deve attenersi. Ben venga se avrà il coraggio di denunciare pubblicamente l’assenteismo delle istituzioni, dei vigili, dell’asia, andando fino in fondo, vale a dire, quello di avere il coraggio, poiché pagano le tasse per avere questi servizi, di denunciare alla Procura della Repubblica l’assenteismo delle istituzioni (disservizi in ogni settore), dei vigili, dei giardinieri, dell’asia.NELLA FOTO SOPRA, IL BIGLIETTO DA VISITA, OGGI, DEL QUARTIERE BARRA.

venerdì 24 ottobre 2008







UN MIO DOSSIER SUL
DEGRADO DI BARRA




È questa solo una parte di un servizio fotografico, che ho fatto andando in giro per il territorio questo per evidenziare il degrado in cui versa Barra, sia in centro, sia in periferia.
Possibile che una Municipalità, composta di trenta (sic) consiglieri, nessuno vede quanto gli sta intorno? Possibile che i servizi tecnici comunali, che dovrebbero presidiare il territorio non vedono tutto ciò. Possibile che i giardinieri non accudiscono nessun giardino (un esempio su tutto gli alberi lungo Corso IV Novembre, Corso Buozzi e nelle altre strade, non sono potati da anni. Possibile che nessun vigile urbano (continuo nella mia protesta di mettere le iniziali in minuscole a questo corpo), non segnalano mai niente ai servizi competenti eppure, qualche volta un giro lungo Corso Bruno Buozzi per il solo lato, che da Piazza De Franchis porta a Piazza Egidio Velotti lo fanno. Possibile che gli ispettori dell’ASIA non si accorgono dei materiali e dell'immondizia che è accantonata in giro. Possibile che non vedono i raccoglitori di carta stracolmi, perché sono svuotati, se capita, solo una volta la settimana, pertanto carta e cartoni restano sui marciapiedi? Possibile che ASL non previene il pericolo d’infezioni, che tutti questi materiali di risulta e scorie varie sono abbandonati lungo le strade, possono creare.
VIA PROSPERO GUIDONE
Ho segnalato ad un consigliere della Municipalità che sono stati divelti alcuni dissuasori. A chi compete rimetterli?
PARCO DI VILLA LETIZIA
Un pericolo costante quei tombini scoperti, sia per i visitatori, sia maggiormente per i bambini. A chi compete coprirli. A chi compete tenere il parco pulito, le siepi allineate e la potatura degli alberi?
PIAZZA VINCENZO DE FRANCHIS
La vasca è diventata una pattumiera a cielo aperto, dai rifiuti che l’indisciplinato cittadino butta dentro? A chi compete pulirla? A chi compete ripulire il manufatto dalle scritte? Il triangolo spartitraffico, è diventato un servizio igienico per i cani e nessuno fa niente. A chi compete seminare un poco di verde?
PIAZZA FRANCESCO SPINELLI
Altro scempio, viene il voltastomaco a vedere tutto quello che c’è dentro la fontana e l’immondizia che c’è nei giardini. A chi compete ristrutturare e far sorvegliare quello che l’incivile cittadino rompe o sporca? A chi compete tenerlo pulito?

martedì 21 ottobre 2008

LA TELA DI SANTA MARIA DI CARAVAGGIO A BARRA DIPINTA DA FRANCESCO SOLIMENA


LA TELA RAFFIGURANTE SANTA MARIA DI CARAVAGGIO DI FRANCESCO SOLIMENA NELL’OMONIMA PARROCCHIA DI BARRA
Trascurata dagli studiosi del pittore morto a Barra
Dallo studio effettuato dal prof. Erminio Paoletta durante il restauro della chiesa nel 1993.

Sorprendenti sono le scoperte fatte dal prof. Paoletta sulla tela di Santa Maria di Caravaggio dipinta in tarda età dal pittore e architetto Francesco Solimena (Casale di Serino 4 ottobre 1657 – Barra 3 aprile 1747), sono del parere che a questo dipinto del Solimena non sia stata data molta importanza da parte degli studiosi, dopo le sorprendenti rivelazioni del Paoletta.
Erminio Paoletta fu incaricato dall’allora parroco Enrico Aleotti per recuperare il testo di un’epigrafe che sovrasta la tela, lo studioso invece, si trovò di fronte ad altre, ed interessanti scoperte nascoste nella tela.
L’epigrafe in latino che sovrasta la tela, è la seguente:
SÌ’ FANATICIÚS (4) - TUM NÚMINIS (5) - ÁDSTITIS ÉRROR
ÉFFECIT STUDIÓ - FÚTILEM ET IPSE (6) PARI.
IS SACRA IÚSSA OPERÁTUR - ET AÉDEM (7) VÓTAQUE MATRI (8) IMPLET ET OSSICULÓ (9) - DAT LOCUL (UM) (10) IPSE SUÓ: ILLUM SERVA ET LÚX (11) - FULGAT - SECÚRA PER AÉVUM HÉCTORIS ARTICULIS (12) Ó DOMUS ALMA, TUIS.

Qui di seguito la traduzione del prof. Paoletta:
SE NEL PASSATO ALLA DIVINITÀ (5), RIMASE ATTACCATO UN ERRORE SUPERSTIZIOSO (4), ANCHE QUESTO (IL PATRONO) RESE VANO CON PARI ZELO.
Egli (il duca Ettore esegue le sacre disposizioni (quelle del Breve Pontificio, ed erge la cappella),
SCIOGLIENDO COSÌ IL VOTO FATTO IN ONORE DELLA MADRE (7), E PREPARA UN LOCULO (10), PER LA CUSTODIA DEGLI OSSICINI (9), TU CUSTODISCILO, E RISPLENDA SICURA LA LUCE (11) DI ETTORE SULLA BASE DEI TUOI ARTICOLI (12),
-Quelli incisi nella lapide commemorativa-, O SACRA DIMORA.
Occorre fare una precisazione, come la fa il prof. Paoletta.
Il quadro certamente è una delle ultime opere del Solimena che morì a Barra il 3 aprile del 1747, mentre il Breve Pontificio (nella foto), è del 20 gennaio 1767, sotto il pontificato di Clemente XIII, e la consacrazione della cappella avviene nel 1774, pontefice Clemente XIV.
Sulla tela, raffigurante Santa Maria di Caravaggio, il prof. Paoletta individua simbolismi cristiani e precristiani.
Primo simbolo cristiano, è quello che si evince nel palmo della sinistra della Beata Vergine dove si scorge un bimbo, paffutello, le cui gambe sono costituite dall’anulare e dal medio della mano di Maria che la mostra alla bergamasca Giovanetta in ginocchio con le mani giunte nel chiederle la grazia d’avere figli dal marito brutale.
Un appariscente simbolo pagano, sono le due scimmiette che si trovano lungo l’omero sinistro di Giovanetta. La scimmia nella simbologia misterica antica, era l’immagine d’amori sconci.
Altro simbolo pagano si trova sul manto della Madonna che incurvato com’è, mostra un’orecchiuta testa d’asino.
Ora è meglio lasciar parlare, attraverso alcune pagine delle 28 di un volumetto, stampato l’undici giugno del 1994, in occasione della riapertura della chiesa dopo il restauro e la ricognizione sul dipinto):
“A conferma dell’individuazione della mano e del nome di Solimena nel dipinto aggiungeremo che quell’angioletto allegorico e autobiografico rivelatosi mezzo diavolo e mezzo angelo (in ricordo dell’omonimo padre), presenta a guardarlo da destra, un disco solare sul ventre e la parola SOL (con O rettangolare), mentre l’altro angelo quello centrale, (anche lui con la testa troppo adulta per essere di un angioletto parrebbe, infatti, il ritratto del Duca Ettore, se non è lui quello dello stesso Solimena giovane), presenta sul ventre una falce di luna e, a destra, la parola MENA: dunque, spagnolescamente SOL Y MENA, “Sole e Luna”, come a rivendicare, enigmisticamente, l’eredità caravaggesca, non tanto per il soggetto (che fornisce solo lo spunto), ma per il realismo (ravvisabile, ad es., anche nel volto della popolana della B. V.) e nella tecnica del chiaroscuro. L’autore, peraltro, si premura di ripetere il nome a lettere sopra la cintura della Madonna (FRANCISCUS- SOLIMENA) e di indicare anche la data nella zona sottostante (LO SABato- XXXI DECEmbre - A.D. MDCCXXXXVI (e se Padre Aleotti può confermarci, dal calendario perpetuo, che era davvero sabato quella notte di S. Silvestro 1746-1747 <>, che dava inizio al nuovo anno e agli ultimi mesi di vita del pittore- noi avremo la prova documentata che la data intuita e intravista, dopo ripetuti tentativi, è giusta e, con la data, anche l’attribuzione al Solimena di questa specie di testamento spirituale che è il nostro dipinto). Comunque una conferma interna a questa data viene dalla parte destra della cornice inferiore; vi si legge A.D. seguito da una specie di ferro di cavallo destrorso e piccolino, con la parola ETÀ in lettere meno piccole, in mezzo al ferro, e due paroline in lettere più piccole, NOVANTA all’inizio del ferro stesso, a sinistra e ANNI, sopra; inoltre, verticalmente, sulla cornice, si legge, da destra, QUARANTA SEI- SETTE (col SEI orizzontale e avente la S in comune con SETTE).
Ma la tela solimeniana non finisce di stupire per simboli ritrovati. Ad es., che cosa vorrà mai dire quella sagoma di bovino nereggiante sopra la zona contenente la Casetta di Nazaret e in atto quasi di genuflessione?
È solo un richiamo alla Grotta di Betlemme, col bue e l’asinello (il ciuccio sul grembo della B.V., con la parola ASINUS sul braccio destro; o vi congiunge anche il ricordo mitologico, del Minotauro in omaggio al dotto Duca Ettore e con il richiamo a quel Minotauro che era il marito di Giovanetta, placato e rifatto uomo dall’intervento della Madonna? Egli è raffigurato a tergo della donna, con un pancione spropositato e la testa formata dal piede destro di lei.
E che cosa vorrà mai dire quella specie di pennuto davanti alla zona scura sopra il piede destro della B.V.? Non sarà un modo enigmatico per indicare cognome e nome della bella Barrese che fece da modella per il volto della Madonna? (per es. PAPARO o PAPARELLA VERONICA?); in effetti, quella zona scura ha tutto l’aspetto di un sudario della Veronica; solo che, in luogo del volto di Cristo, è raffigurato il viso di lei, con cognome e nome vicini e con lettere facenti pensare appunto a PAPARELLA VERONICA. A sinistra della gamba destra della Madonna e della gobba Befana con l’asino (la Befana che l’autore vede nel quadro, nel commento a pagina otto, con riferimento all’epigrafe che sovrasta la tela la definisce Ecuba; Ecuba-Cibele madre di Ettore, pertanto, mette in relazione il nome del duca Ettore e la valenza misterica del cognome Pignatelli di Monteleone, ricollegandoli a riti misterici connessi alla pigna di Attis e ad Ettore figlio di Ecuba-Cibele il quale è sempre morente e sempre risorgente), si legge verticalmente da destra, in lettere grandi, ma camuffato, ECUBA, il magico teonimo della dea, madre di Ettore, comparso già allusivamente nella grande epigrafe del Duca tracciata al di sopra della tela. HECTOR HECABE si legge anche sulle gemme della corona. Sopra il seno destro della B.V. compare una specie di Venere giacente di fianco: figura che, guardata da destra, diviene quella di un imparruccato signore settecentesco, evidentemente i genitori del Duca in veste ufficiale.
Quei volti da adulti degli angioletti sotto l’arco superiore della cornice sembrano ritratti di figli o nipoti del Duca.
La vegetazione sottostante ai piedi della Vergine presenta nella parte superiore, da sinistra, le consonanti di nome e cognome del pittore; lettere che, al tipografo della bella figurina -foto ordinata dal parroco-, offrono il destro per sbizzarrirsi con l’aggiunta di lettere arbitrarie (come le prime formanti la parola LISCA, in armonia con la lisca di pesce appiccicata in alto, in corrispondenza di un rattoppo-: aggiunte pericolose e depistanti per chi tali figure utilizza per ricerche.
Dagli edifici raffigurati nel dipinto, l’autore stesso, con didascalie, indica che quelli centrali (una torre con mura) appartengono a CARAVAGGIO, mentre quello a destra (una torre quadrata senza più cinta muraria (Palazzo Bisignano N.d.R.), spetta a Barra.
In alto sotto gli angeli, dal volto di adulti, la frase latina SEMEN FAMILIAE PIGNATELLIAE, “discendenza della famiglia Pignatell”, i cui membri hanno il nome in questi paraggi.
Inoltre, il prof. Paoletta fa un ampio ed interessante excursus sull’ epigrafe.
Ho inteso ripresentare questa minuziosa descrizione in quanto ritengo che possa servire ad altri studiosi dell’opera del Solimena visto anche la non ampia, come e parer mio meritava, divulgazione che a suo tempo ebbe questo studio.

LA TELA DI SANTA MARIA DI CARAVAGGIO

sabato 20 settembre 2008







CITTADINO! HAI RAGIONE NON SEI ASCOLTATO

Non credevo alle persone che mi dicevano di non essere ascoltate durante le loro richieste ai politici (e ne parlo in generale), mi sono dovuto ricredere dopo una “banalissima” proposta fatta nel lontano 2003.
La storia è questa: chiesi con lettera protocollata (in data 22 maggio 2003), all’allora Circoscrizione di Barra e indirizzata al presidente Amodio Grimaldi di intitolare il Parco di Villa Salvetti: “Parco degli Artisti” e intestare i vialetti a musicisti e poeti di Barra che con le loro composizioni hanno dato lustro a questo quartiere. Non ebbi risposta.
Suggerii la proposta al presidente della VI Municipalità dott. Anna Cozzino (anche questa protocollata in data 4 luglio 2007), anche qui nessuna risposta.
Ripresentai (tanto per divertirmi, ben sapendo di non ottenere risposta da parte di chi si è proposto a di non amministrarci in data 9 settembre 2008. Aspetto ancora una risposta!

lunedì 21 luglio 2008

LO SCEMPIO DI PIAZZA DE FRANCHIS


LO SCEMPIO DI PIAZZA
VINCENZO DE FRANCHIS

Lo avevo previsto fin da quando iniziarono i lavori per la ristrutturazione della piazza, con il relativo spostamento del monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale.
Punto primo, il povero Milite Ignoto è invisibile, ricoperto com’è da quella parvenza di alberi.
Punto secondo, La vasca dei “capitoni” non s’addice assolutamente con l’insieme urbanistico della zona, e previdi la fine che avrebbe fatto; una pattumiera a cielo aperto.
Punto terzo, la pavimentazione e scollata e rotta in moltissimi punti.
Punto quarto, le auto e specialmente i motorini la fanno da padrone, creando seri pericoli d’incolumità ai pedoni.
Punto quinto, l’inciviltà di alcuni cittadini ha divelto le panchine e ha scritto, com’era prevedibile sui marmi bianchi di tutte le strutture edificate nella piazza.
Ora rispondo a tutti i cinque punti:
Punto primo, cosa ci vuole per far uscire dalla prigionia dell’invisibilità l’eroico Milite Ignoto? Piantumare (termine tecnico che piace molto ai “Verdi”) delle “mortelle” che sono basse e togliere quegli spilungoni rami che lo coprono.
Punto secondo, la vasca dei “capitoni” non ha una funzionalità con l’ambiente circostante, ed allora perché non toglierla?
Punto terzo, la pavimentazione fu costruita se la piazza fosse diventata isola pedonale ma così non è stato, ed allora perché non ritornare ai vecchi e forti basoli?
Punto quarto, possibile che non si possa creare un’area perdonabile, non occorrono catene ma una strettissima serie di colonnine di piperno, anche in doppia fila, così se si rompe una l’altra fa ancora da deterrente, e poi i vigili urbani (“v” e “u” minuscola) che sono lì a due passi, invece di rintanarsi perché non fanno il proprio dovere in altre parole sorvegliare, che auto e motorini non entrino in questo spazio pedonale.
Punto quinto, è incivile quanto fanno alcuni cittadini ma possibile che le istituzioni non vedono questo scempio, mi riferisco al vice presidente della municipalità Cilenti, agli assessori Nardi, Gragnano e Lucignano che hanno i loro uffici che affacciano su piazza De Franchis e che per raggiungerli la devono attraversare, possibile che non vedono tutto ciò, cosa ci vuole ad andare dai vigili per chiedere loro un maggior controllo?
Un amico mi ha affermato che i citati sono oberati di lavoro, ma quale se non si vedono?
Si approssima la Festa dei Gigli dove verranno migliaia di persone, è questo l’ennesimo biglietto da visita che Barra gli presenta, oltre gli alberi non potati.
Può fare qualcosa la presidente della municipalità per svegliare i quattro citati, i vigili e i giardinieri comunali?I cittadini aspettano risposte!

venerdì 18 luglio 2008

PILLOLE DI CRONACA


Edito dall’associazione culturale “Insieme” nel 2006, fu stampato a cura di Romano Marino e Gennaro Cavallaro un libro sul cimitero colerico, che si trova in Via Cupa Sant’Aniello.
Titolo del volume: “Il Cimitero colerico nel Miglio d’oro”. Sottotitolo: “Un monumento dimenticato”, mai sottotitolo fu più attuale, sì perché da moltissimi mesi tutto il muro di cinta del lato sinistro, dell’ingresso a questo cimitero, è crollato e nessuno ha fatto niente per ricostruirlo. Quello che si è fatto, è stato transennare con nastro di plastica le macerie e basta!

giovedì 17 luglio 2008

LE STRADE DI BARRA


Quante sono le strade di Barra? Quanti personaggi illustri hanno intitolato una strada e chi sono?
Via Pasquale Cicarelli perché, è detta “Areto ’o cariello”?
Tutto questo lo trovate nel mio saggio storico di toponomastica

BARRA DA RISCOPRIRE







Tra le tante pubblicazioni su Barra da quella storica di Pompeo Centenni: “Il nobile Casale della Barra” (Napoli marzo 1997 Fausto Fiorentino editore), ho stampato in proprio, nel marzo del 2008: “Barra da Riscoprire e… Altre storie”, un volume che porta il lettore a rivisitare con calma e non di sfuggita, testimonianze ed arredi a volte nascosti o poco visibili. Mi sono soffermato molto sui piastrini (foto sopra) che dividono il colonnato delle terrazze di Villa Bisignano, ho parlato per la prima volta della Cappella Fumaroli, (particolare foto a destra) antecedente al 1600, ho esplorato Corso Sirena, tratto la maggior parte delle Ville Vesuviane, com’evidenzio tutte le chiese e i conventi che stanno sul territorio; in un capitolo ho messo in risalto alcuni personaggi di Barra.In definitiva è un riscoprire con calma questo quartiere di Napoli.
Chi èinteressato puo inviare un E-mail a: romano_97@libero.it

mercoledì 9 luglio 2008

MI PRESENTO


Sono Romano Marino (Romano di nome e Marino di cognome), ho lavorato 34 anni al giornale "Il Mattino", sono appassionato di storia, cultura, arte e folclore di Napoli, sono fortemente attaccato alla zona orientale della città e, sono autore, in proprio, di varie pubblicazioni su Barra, Durante le mie ricerche, ho trovato la data d’importazione della "Festa dei Gigli" a Barra. In merito ho scritto e pubblicato due volumi che s’intitolano "Tradizionale Festa dei Gigli" (Barra 1800-1954) e "Tradizionale Festa dei Gigli" (1955-2000), editati il primo nel 2004, e consta di 480 pagine e il secondo nel 2005, di 400.
Ho pubblicato negli anni 1989-1990-1991-1992, quattro monografie sulla festa dal titolo "Aspettando la Festa", ospitando notissime firme del giornalismo napoletano da Max Vairo a Vittorio Paliotti, da Nino Masiello a Carlo Franco, da Mimmo Caratelli a Pietro Gargano.
Nel maggio 2003 e settembre 2004, ho pubblicato "La Sirena racconta" (raccolta di aneddoti e curiosità del Comune di Barra dal 1600 al 1926). Nel maggio 2004, "Le strade di Barra" (Saggio storico di toponomastica). Nell’aprile 2005, "Sapori e Saperi del Mediterraneo" (piccola storia della cucina napoletana).
Con Gennaro Cavallaro ho pubblicato nel maggio 2006 "Il Cimitero colerico nel Miglio d’oro" (un monumento dimenticato). Nel dicembre 2006, "San Giovanni a Teduccio" (Gli edifici, le strutture, le strade).
Nel maggio 2007, "Cari paesani" (Vicende, tradizioni e leggende di Barra). Nel marzo 2008, "Barra da riscoprire e... altre storie".
Per ulteriori informazioni ecco il mio indirizzo E-mail romano_97@libero.it

martedì 8 luglio 2008

BENVENUTI


Benvenuti in questo mio “blog”, un contenitore di notizie, cultura, ed arte sul quartiere Barra.
Questo “blog” vuole essere un punto d’incontro, con il vostro aiuto, per descrivere il passato e il presente di questo territorio di Napoli.
Quartiere che in passato (fino al 1926), è stato Comune autonomo, ed è sotto questa autonomia che si sviluppa una tradizione musicale non indifferente; rinomata in tutta la Campania fu, all’epoca,
la Banda Musicale Municipale, da dove uscirono valenti compositori che insieme a vari poeti barresi ricalcarono con successo la classica canzone napoletana, l’esempio ci è dato da “Munasterio”, versi del poeta Eduardo napoletano fu Luigi su musica dell’insuperato maestro Vincenzo Langella.
A questi due si affiancano altri bravi compositori come: Salvatore Paracuollo, Gennaro Feliciano, Eduardo Accardo, Leandro (Alessandro) Forino, Franco Farina, Raffaele Velotto e, attualmente, Gino Napoletano, Raffaele Improta e Giovanni Busiello. Per quanto riguarda i poeti, che hanno lasciato bellissime prose ricordo: Salvatore Armenio, Ferdinando Palombo, Pasquale Ascione e Alfonso Zufacchi.
Chi, attualmente, si distingue nella poesia in lingua, riscotendo in campo nazionale lusinghieri successi, è Ciro Canfora.
Due sono gli attuali storici di Barra: Pompeo Centenni e Angelo Renzi.
Di altri personaggi: pittori, scultori e professionisti, che onorano, nel loro campo, Barra li scopriremo più avanti, come visiteremo dettagliatamente le ville vesuviane esistenti sul territorio, le chiese e i conventi e storicamente gli ordini monastici.

Per farvi comprendere l’amore che i barresi hanno per il loro territorio, pubblico due poesie dedicate a Barra. La prima la scrisse nel dopoguerra il poeta Ferdinando Palombo in occasione dell’annuale “Festa dei Gigli” che si tiene a Barra l’ultima domenica di settembre, il titolo è:

BARRA

Nun ce ha pututo ’o tempo e manco ’a guerra
Pe’ te cagnà, caro paese mio.
Si sempe tu, nu murzillo ’e terra,
ch’attira tanta gente pe’… gulio.
Addò durante l’anno cu’ passione
Se ’ntrecciano mutive, cante e suone.

Si stata decantata da cchiù d’uno,
pecché tu vive sempe allegramente.
Nun ce nisciuno, non nun ce nisciuno,
ca vene e se ne torna ’ndifferente.
Tu si ’o paese addò ’a malinconia
Nun trova, pe’ trasì, nisciuna via.

Tu miette, appena nasce, dint’’o core,
ad ogne figlio tujo tal’armunia,
ca se po dì ch’è freva, è fuoco, è amore
ca piglia e sfruculea ’a fantasia
e, appena arriva a l’uso d’’a ragione
penza e te scrive o sona na canzone.

Pirciò chi vo’ gudè sinceramente
Se ne venesse a ’stu paese mio,
ch’a vierno e estate, sempe eternamente,
è sempe festa e vive ’ngrazia ’e Dio!
Currite, ’o treno, ’o trammo, na carretta,
ogge so’ e Giglie, è Barra ca v’aspetta!

L’altra fu scritta da Alfonso Zufacchi durante la ricostruzione d’alcuni fabbricati, lesionati dal terremoto dell’Ottanta, ed esattamente quelli che vanno da Piazza Procella, Corso Sirena e alla fine di Via Pasquale Cicarelli strade storiche di Barra, il titolo è:

BARRA MIA

Lasciate o gru d’acciaio, possenti e vili
del vecchio borgo, l’ultima poesia,
le sue vetuste case, i suoi cortili,
degli anni acerbi della vita mia.

Lasciate che rimanga, per favore
Quella piazzetta, quella fontanina,
che mi ricorda ancor quel primo amore
d’adolescente, quella barresina.

Fate che io ricordi Barra mia,
quella d’un era, ahimè dimenticata,
quando non era ancor periferia
d’una città che non l’ha mai amata.

Di musici e poeti, pregna era
In ogni suo rione, in ogni parte
Quando scendeva l’ombra della sera,
nelle sue case si parlava d’arte.

Nelle canzoni il metro e l’eleganza,
erano pennellate d’arte fina,
avevano il sapore e la fragranza
d’una cultura ancora contadina.

E se… il suo modo d’essere è cambiato
E ciò che sogno è solo un’utopia,
lasciatemi qualcosa del passato,
che possa ricordarmi Barra mia.

Spero che questo benvenuto in questo mio blog vi sia piaciuto.
La foto all'inizio è quella di Barra nel 1912.
Romano