mercoledì 9 luglio 2008

MI PRESENTO


Sono Romano Marino (Romano di nome e Marino di cognome), ho lavorato 34 anni al giornale "Il Mattino", sono appassionato di storia, cultura, arte e folclore di Napoli, sono fortemente attaccato alla zona orientale della città e, sono autore, in proprio, di varie pubblicazioni su Barra, Durante le mie ricerche, ho trovato la data d’importazione della "Festa dei Gigli" a Barra. In merito ho scritto e pubblicato due volumi che s’intitolano "Tradizionale Festa dei Gigli" (Barra 1800-1954) e "Tradizionale Festa dei Gigli" (1955-2000), editati il primo nel 2004, e consta di 480 pagine e il secondo nel 2005, di 400.
Ho pubblicato negli anni 1989-1990-1991-1992, quattro monografie sulla festa dal titolo "Aspettando la Festa", ospitando notissime firme del giornalismo napoletano da Max Vairo a Vittorio Paliotti, da Nino Masiello a Carlo Franco, da Mimmo Caratelli a Pietro Gargano.
Nel maggio 2003 e settembre 2004, ho pubblicato "La Sirena racconta" (raccolta di aneddoti e curiosità del Comune di Barra dal 1600 al 1926). Nel maggio 2004, "Le strade di Barra" (Saggio storico di toponomastica). Nell’aprile 2005, "Sapori e Saperi del Mediterraneo" (piccola storia della cucina napoletana).
Con Gennaro Cavallaro ho pubblicato nel maggio 2006 "Il Cimitero colerico nel Miglio d’oro" (un monumento dimenticato). Nel dicembre 2006, "San Giovanni a Teduccio" (Gli edifici, le strutture, le strade).
Nel maggio 2007, "Cari paesani" (Vicende, tradizioni e leggende di Barra). Nel marzo 2008, "Barra da riscoprire e... altre storie".
Per ulteriori informazioni ecco il mio indirizzo E-mail romano_97@libero.it

martedì 8 luglio 2008

BENVENUTI


Benvenuti in questo mio “blog”, un contenitore di notizie, cultura, ed arte sul quartiere Barra.
Questo “blog” vuole essere un punto d’incontro, con il vostro aiuto, per descrivere il passato e il presente di questo territorio di Napoli.
Quartiere che in passato (fino al 1926), è stato Comune autonomo, ed è sotto questa autonomia che si sviluppa una tradizione musicale non indifferente; rinomata in tutta la Campania fu, all’epoca,
la Banda Musicale Municipale, da dove uscirono valenti compositori che insieme a vari poeti barresi ricalcarono con successo la classica canzone napoletana, l’esempio ci è dato da “Munasterio”, versi del poeta Eduardo napoletano fu Luigi su musica dell’insuperato maestro Vincenzo Langella.
A questi due si affiancano altri bravi compositori come: Salvatore Paracuollo, Gennaro Feliciano, Eduardo Accardo, Leandro (Alessandro) Forino, Franco Farina, Raffaele Velotto e, attualmente, Gino Napoletano, Raffaele Improta e Giovanni Busiello. Per quanto riguarda i poeti, che hanno lasciato bellissime prose ricordo: Salvatore Armenio, Ferdinando Palombo, Pasquale Ascione e Alfonso Zufacchi.
Chi, attualmente, si distingue nella poesia in lingua, riscotendo in campo nazionale lusinghieri successi, è Ciro Canfora.
Due sono gli attuali storici di Barra: Pompeo Centenni e Angelo Renzi.
Di altri personaggi: pittori, scultori e professionisti, che onorano, nel loro campo, Barra li scopriremo più avanti, come visiteremo dettagliatamente le ville vesuviane esistenti sul territorio, le chiese e i conventi e storicamente gli ordini monastici.

Per farvi comprendere l’amore che i barresi hanno per il loro territorio, pubblico due poesie dedicate a Barra. La prima la scrisse nel dopoguerra il poeta Ferdinando Palombo in occasione dell’annuale “Festa dei Gigli” che si tiene a Barra l’ultima domenica di settembre, il titolo è:

BARRA

Nun ce ha pututo ’o tempo e manco ’a guerra
Pe’ te cagnà, caro paese mio.
Si sempe tu, nu murzillo ’e terra,
ch’attira tanta gente pe’… gulio.
Addò durante l’anno cu’ passione
Se ’ntrecciano mutive, cante e suone.

Si stata decantata da cchiù d’uno,
pecché tu vive sempe allegramente.
Nun ce nisciuno, non nun ce nisciuno,
ca vene e se ne torna ’ndifferente.
Tu si ’o paese addò ’a malinconia
Nun trova, pe’ trasì, nisciuna via.

Tu miette, appena nasce, dint’’o core,
ad ogne figlio tujo tal’armunia,
ca se po dì ch’è freva, è fuoco, è amore
ca piglia e sfruculea ’a fantasia
e, appena arriva a l’uso d’’a ragione
penza e te scrive o sona na canzone.

Pirciò chi vo’ gudè sinceramente
Se ne venesse a ’stu paese mio,
ch’a vierno e estate, sempe eternamente,
è sempe festa e vive ’ngrazia ’e Dio!
Currite, ’o treno, ’o trammo, na carretta,
ogge so’ e Giglie, è Barra ca v’aspetta!

L’altra fu scritta da Alfonso Zufacchi durante la ricostruzione d’alcuni fabbricati, lesionati dal terremoto dell’Ottanta, ed esattamente quelli che vanno da Piazza Procella, Corso Sirena e alla fine di Via Pasquale Cicarelli strade storiche di Barra, il titolo è:

BARRA MIA

Lasciate o gru d’acciaio, possenti e vili
del vecchio borgo, l’ultima poesia,
le sue vetuste case, i suoi cortili,
degli anni acerbi della vita mia.

Lasciate che rimanga, per favore
Quella piazzetta, quella fontanina,
che mi ricorda ancor quel primo amore
d’adolescente, quella barresina.

Fate che io ricordi Barra mia,
quella d’un era, ahimè dimenticata,
quando non era ancor periferia
d’una città che non l’ha mai amata.

Di musici e poeti, pregna era
In ogni suo rione, in ogni parte
Quando scendeva l’ombra della sera,
nelle sue case si parlava d’arte.

Nelle canzoni il metro e l’eleganza,
erano pennellate d’arte fina,
avevano il sapore e la fragranza
d’una cultura ancora contadina.

E se… il suo modo d’essere è cambiato
E ciò che sogno è solo un’utopia,
lasciatemi qualcosa del passato,
che possa ricordarmi Barra mia.

Spero che questo benvenuto in questo mio blog vi sia piaciuto.
La foto all'inizio è quella di Barra nel 1912.
Romano